Monthly Archives: Giugno 2011

Indifferenza

Questo è il testo dell’intervento che abbiamo voluto leggere in occasione della “Festa dei Popoli”. L’intento era quello di dare voce, in una piazza multicolore e danzante, a chi non ha la stessa fortuna, e si ritrova recluso, maltrattato e, peggio, dimenticato o ignorato da chi dovrebbe fare qualcosa, o quanto meno indignarsi.

Odio gli indifferenti. L’indifferenza è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia, è la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la falsità, è ciò su cui non si può contare. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti è dovuto all’indifferenza e all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perchè alcuni vogliono che avvenga, quanto perchè la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Per quanto altro ancora dovrà durare questa indifferenza? Quando la nostra rabbia e la nostra denuncia arriverà alle coscienze di tutti?

Vicino alla nostra città, a Restinco, esiste un CIE, centro di identificazione ed espulsione, nel quale sono rinchiusi i migranti perchè ritenuti colpevoli di essere privi di documenti. Sappiamo tutti che i reati amministrativi non prevedono una detenzione come previsto per i reati penali. Essere clandestino NON deve essere considerato reato.
E’ inaccettabile che la logica del terrore, la paura del diverso venga fomentata dal governo stesso, e che quest’ultima plasmi le nostre coscienze a tal punto da aderire o tollerare leggi xenofobe e razziste, come l’ultimo decreto-legge che prolunga la detenzione per l’identificazione fino ai 18 mesi, mentre prevede per i reati penali l’espulsione immediata.
I CIE non sono luoghi d’accoglienza, bensì dei lager, in cui i diritti inalienabili e la dignità dell’uomo vengono annullati.
I tentativi di fuga e gli atti di autolesionismo che si sono verificati e che continuano tutt’ora all’interno di queste strutture possono rendere chiara la condizione disumana in cui sono costretti a vivere.
Colui che rimane indifferente e silente dopo aver saputo la verità può considerarsi complice.
Affinchè tutti i CIE vengano chiusi, ognuno deve trovare i modi e gli spazi per manifestare pubblicamente il proprio dissenso e la propria indignazione.


Appello per la Kater i Rades

Facciamo nostro e diffondiamo un appello per un presidio davanti al tribunale di Lecce, in occasione della sentenza della Corte d’Appello sull’affondamento della nave carica di migranti che costò la vita ad un centinaio di albanesi in fuga dal loro paese in guerra civile. Questo non perchè una sentenza possa modificare, in un senso o nell’altro, le responsabilità di quella strage, quanto per testimoniare, ai familiari ed ai sopravvissuti, che non sono gli unici ad aver capito la realtà di quel venerdì santo intriso di sangue.

Il 28 giugno 2011, al tribunale di Lecce, sarà emessa una sentenza attesa 14 anni dai familiari e i superstiti della Kater i Rades che chiedono di avere giustizia per il centinaio di uomini, donne e bambini che perirono nello speronamento della nave albanese da parte della corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana nel marzo del 1997, nel canale d’Otranto. Grandi sono le preoccupazioni da parte degli avvocati che patrocinano gli interessi degli albanesi sul rischio che il 28 giugno possa scaturire un giudizio che veda assolto lo stato italiano e la Marina per quella strage, capovolgendo il giudizio di primo grado emesso dal Tribunale di Brindisi. I timori provengono dalla requisitoria della Pubblica Accusa, a dir poco benevola nei confronti della Marina e dello Stato Italiano, ma anche dal clima politico attuale che vede a livello nazionale forze come la Lega fare della lotta all’immigrazione clandestina il cavallo di battaglia e leva di ricatto nei confronti del traballante governo Berlusconi. Ricordiamo come, quegli esponenti leghisti, che nel marzo 1997 invocavano di prendere a cannonate gli albanesi che fuggivano dall’Albania in piena guerra civile, oggi sono gli stessi che chiedono che le navi della NATO ( e quindi anche dell’Italia ) si facciano carico di bloccare coloro che fuggono dalla Libia in fiamme, tra combattimenti, bombardamenti e stragi di civili. Così , tra l’ipocrisia generale, si sta celebrando in queste ore la Giornata Mondiale del Rifugiato, tra convegni e visite di attrici famose improvvisatesi ad ambasciatrici ONU a Lampedusa, tra lacrimucce , belle parole e promesse di premi Nobel per l’isola , mentre ben altra è la realtà che debbono affrontare i migranti che cercano di arrivare in Italia ed in Europa. Facciamo appello a tutte le forze antirazziste pugliesi di esser presenti la mattina del 28 giugno2011 ( dalle ore 9 circa) dinanzi al tribunale di Lecce ad un presidio di solidarietà ai parenti delle vittime albanesi ma anche a tutti i migranti che con le nuove norme segregazioniste , quali quella dei 18 mesi di reclusione nei CIE , sono trattati come se fossero tra i peggiori criminali e che, se venissero accolte le richieste leghiste sull’embargo correrebbero il rischio di veder aumentare ancor di più le tragedie del mare che sino ad ora hanno mietuto migliaia di vittime, comprese quelle della Kater i Rades.

Osservatorio sui Balcani di Brindisi  –  Antirazzisti brindisini


Tempi difficili

Dice un cantante romano più o meno famoso:

c’è chi ha detto “basta adesso è troppo, mo me riposo, poi, domani lotto”, s’è risvegliato ch’era tutto rotto.

Sono tempi terribili. Non vi sono certezze, tutto è messo in discussione, persino le cose basilari come l’accesso all’acqua, o il bisogno di una casa, o la possibilità di decidere le sorti della terra dove si vive, o la possibilità di scegliersi un posto tranquillo dove andare a vivere (possibilmente migliore di quello di provenienza).

Sono tempi bui. Chi ha il potere sente, come noi comuni mortali, l’avvicinarsi del punto di non ritorno (ma forse lo abbiamo già passato da tempo), e allora, o tenta di mettere delle pezze, per allontanare  la rabbia che inevitabilmente le diseguaglianze portano con loro, oppure tira dritto, e con campagne informative che hanno solo il sapore del lavaggio del cervello, diffonde paura e dice: va bene la protesta, ma pacifica, altrimenti sarà leggittimato l’uso della forza.

Provate a spiegare ai migranti pestati e maltrattati nei cie d’Italia che devono starsene buoni e zitti.

Provate a spiegare a un valliggiano della ValSusa che i metodi per la protesta devono essere democraticamente accettati.

Spiegate ad un precario, ad un disoccupato o ad uno studente che l’unico modo per ottenere il proprio futuro sia quello di votare per il cambiamento.

Spiegate ad una donna che ha subito violenza che non le accadrà mai più.

Spiegate ad una famiglia sotto sfratto che un’occupazione è illegale e controproducente.

Lasciate stare. Con quell’immigrato non potrete neanche parlarci, recluso com è in un lager, impegnato a scansare i colpi di maganello o i lacrimogeni che irritano e  incendiano.

Il precario o il disoccupato, saranno ancora in giro a cercare un lavoro che non sia una forma di schiavitù (legalizzata o meno, poco conta).

Il valliggiano ti guarderà, sorridendo per le cose che dici, ma continuerà a tagliare alberi da mettere di traverso sulle sue strade.

Quella famiglia, poi, sarà impegnata a rendere dignitosa e abitabile l’ennesima casa vuota e abbandonata, e non avrà certo il tempo per annusare nell’aria il cambiamento, quell’illusione tutta tua.

Mi piace, e perciò lo faccio, dedicare un pensiero a tutti quelli che oggi dovranno lasciare la propria casa, senza avere un altro posto dove vivere.

Dedico un altro pensiero a tutti quelli che oggi apriranno il rubinetto dell’acqua e non ne avranno, perchè il pubblico, l’acqua, te la taglia lo stesso, se non hai soldi.

Dedico queste parole a tutti i miei fratelli rinchiusi solo perchè sono nati poveri, o in mezzo ad una guerra. In particolare voglio salutare un amico, M., che per fuggire da un lager è finito in un carcere.

Poi voglio salutare tutti quelli che in carcere ci finiscono perchè non hanno abbassato la testa, e non essendosi ravveduti là dentro ci marciranno.

A tutti quelli che invece fanno finta di niente, guardano altrove, anche se tutto ciò gli accade sotto casa, solo il massimo disprezzo. E le mie più sentite scuse, se vi ho smorzato gli entusiasmi o il vento ora si è fatto fastidioso.

 


Fare finta di niente

http://www.youtube.com/watch?v=k5ygm-ayNnM&feature=player_embedded

 

Non pensarci troppo, può rovinarti la giornata. Cosa c’è stasera in giro? Andiamo a fare l’happy hour?