Voltare pagina

Prima di scrivere questo post ho voluto fare un giro negli archivi di questo blog. Tra gli articoli pubblicati potrete leggere di tanti momenti che hanno segnato la vita di chi li ha scritti, e anche (o soprattutto) di chi quelle vicende le ha vissute sulla propria pelle. Infatti la creazione di questo “diario” scaturì dal desiderio di questo piccolo e ambizioso collettivo di condividere con gli altri quello di cui venivamo a conoscenza, poichè tutto ci segnava profondamente, e avevamo voglia che le storie, quasi sempre pessime (è di lager che si parla) non si perdessero nel vento, e anche perchè rimanesse una testimonianza diretta delle persone che lì dentro erano (o sono) rinchiuse.

Così, giorno dopo giorno, abbiamo raccontato del frastuono che sentivamo al telefono parlando con chi era dentro, rumore di rabbia e disperazione per le condizioni disumane, oppure siamo stati costretti a raccontarvi di voci flebili e abbattute dall’uso intensivo di psicofarmaci, o di persone costrette a dormire a terra, rappresaglia degli sbirri per le rivolte che in un certo periodo hanno coinvolto il lager di Restinco come tutti i cie italiani ed europei.

Oppure avete letto di un amico, ora in carcere per aver tentato la fuga, e di tutti i paradossi e le angherie che un individuo subisce da parte dello stato, troppo impegnato ad auto-conservarsi per ascoltare le istanze di libertà dei suoi sequestrati, siano immigrati o italiani.

La lotta contro i CIE è una battaglia estenuante, fatta di un sacco di sconfitte e giornate nere contro qualche piccola (ma importante) gioia che dura uno schioccare di dita. Tuttavia, nessuno conduce una battaglia (che ti porta anche rogne) perchè vuole vincere, bensì perchè sente che sia giusto farlo, o perchè non farlo sarebbe sinonimo di complicità con chi tutto questo schifo continua a perpetrarlo.

Mi da gioia pensare alle persone che posso definire miei compagni anche senza averle mai viste in faccia. A volte è bastata qualche parola per capire quanto potessimo avere in comune, e la fiducia e la stima è cresciuta naturalmente.

Anche l’odio è cresciuto, perchè quando vuoi metterti di traverso ad una cosa che ritieni ingiusta, ecco comparire loschi figuri pagati per reprimere chi vuole uscire dai binari della pace sociale e di una vita già disegnata. Continuerete a controllare la mia mail, i miei contatti e la mia vita, ma ciò non funzionerà mai da deterrente. Sarete sempre dall’altra parte rispetto a me, non solo per il naturale contrapporsi di ragioni diverse,  ma perchè le vostre ragioni scaturiscono solo dall’esigenza di uno stipendio, e non da un principio in cui credere. Visto che leggerete anche questo post ve lo dico chiaro: verranno a restituirvi un pò del vostro disordine, ed io sarò tra loro.

Allora cosa resta?

Mi viene da pensare ad I, appena uscito dal CIE la prima cosa che ha fatto è stato andare via da questa terra, mollare tutto per ricominciare e provare a dimenticare. Mollare tutto è quello che ho pensato anch’io, ora che le passioni e le sensazioni di questi mesi non ci sono più. Ricominciare, magari provando a fare tesoro di tutto quello che si è potuto imparare per non ripetere gli stessi errori. Soprattutto quando sei convinto che, comunque, nulla sarà più come prima. E va bene pensare che non è tutto oro quel che luccica, ma a volte anche ciò che non sembra luccicante può essere “oro”. Insomma, mai dire mai.

La lotta contro i Cie deve andare avanti, Restinco e tutti gli altri lager devono essere distrutti, e con loro questo sistema marcio che schiaccia la vita e la bellezza in favore del profitto.

Questo è l’ultimo post del blog. Saluti per tutti.

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