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Ancora una volta a Restinco

 


Indifferenza

Questo è il testo dell’intervento che abbiamo voluto leggere in occasione della “Festa dei Popoli”. L’intento era quello di dare voce, in una piazza multicolore e danzante, a chi non ha la stessa fortuna, e si ritrova recluso, maltrattato e, peggio, dimenticato o ignorato da chi dovrebbe fare qualcosa, o quanto meno indignarsi.

Odio gli indifferenti. L’indifferenza è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia, è la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la falsità, è ciò su cui non si può contare. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti è dovuto all’indifferenza e all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perchè alcuni vogliono che avvenga, quanto perchè la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Per quanto altro ancora dovrà durare questa indifferenza? Quando la nostra rabbia e la nostra denuncia arriverà alle coscienze di tutti?

Vicino alla nostra città, a Restinco, esiste un CIE, centro di identificazione ed espulsione, nel quale sono rinchiusi i migranti perchè ritenuti colpevoli di essere privi di documenti. Sappiamo tutti che i reati amministrativi non prevedono una detenzione come previsto per i reati penali. Essere clandestino NON deve essere considerato reato.
E’ inaccettabile che la logica del terrore, la paura del diverso venga fomentata dal governo stesso, e che quest’ultima plasmi le nostre coscienze a tal punto da aderire o tollerare leggi xenofobe e razziste, come l’ultimo decreto-legge che prolunga la detenzione per l’identificazione fino ai 18 mesi, mentre prevede per i reati penali l’espulsione immediata.
I CIE non sono luoghi d’accoglienza, bensì dei lager, in cui i diritti inalienabili e la dignità dell’uomo vengono annullati.
I tentativi di fuga e gli atti di autolesionismo che si sono verificati e che continuano tutt’ora all’interno di queste strutture possono rendere chiara la condizione disumana in cui sono costretti a vivere.
Colui che rimane indifferente e silente dopo aver saputo la verità può considerarsi complice.
Affinchè tutti i CIE vengano chiusi, ognuno deve trovare i modi e gli spazi per manifestare pubblicamente il proprio dissenso e la propria indignazione.


Appello per la Kater i Rades

Facciamo nostro e diffondiamo un appello per un presidio davanti al tribunale di Lecce, in occasione della sentenza della Corte d’Appello sull’affondamento della nave carica di migranti che costò la vita ad un centinaio di albanesi in fuga dal loro paese in guerra civile. Questo non perchè una sentenza possa modificare, in un senso o nell’altro, le responsabilità di quella strage, quanto per testimoniare, ai familiari ed ai sopravvissuti, che non sono gli unici ad aver capito la realtà di quel venerdì santo intriso di sangue.

Il 28 giugno 2011, al tribunale di Lecce, sarà emessa una sentenza attesa 14 anni dai familiari e i superstiti della Kater i Rades che chiedono di avere giustizia per il centinaio di uomini, donne e bambini che perirono nello speronamento della nave albanese da parte della corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana nel marzo del 1997, nel canale d’Otranto. Grandi sono le preoccupazioni da parte degli avvocati che patrocinano gli interessi degli albanesi sul rischio che il 28 giugno possa scaturire un giudizio che veda assolto lo stato italiano e la Marina per quella strage, capovolgendo il giudizio di primo grado emesso dal Tribunale di Brindisi. I timori provengono dalla requisitoria della Pubblica Accusa, a dir poco benevola nei confronti della Marina e dello Stato Italiano, ma anche dal clima politico attuale che vede a livello nazionale forze come la Lega fare della lotta all’immigrazione clandestina il cavallo di battaglia e leva di ricatto nei confronti del traballante governo Berlusconi. Ricordiamo come, quegli esponenti leghisti, che nel marzo 1997 invocavano di prendere a cannonate gli albanesi che fuggivano dall’Albania in piena guerra civile, oggi sono gli stessi che chiedono che le navi della NATO ( e quindi anche dell’Italia ) si facciano carico di bloccare coloro che fuggono dalla Libia in fiamme, tra combattimenti, bombardamenti e stragi di civili. Così , tra l’ipocrisia generale, si sta celebrando in queste ore la Giornata Mondiale del Rifugiato, tra convegni e visite di attrici famose improvvisatesi ad ambasciatrici ONU a Lampedusa, tra lacrimucce , belle parole e promesse di premi Nobel per l’isola , mentre ben altra è la realtà che debbono affrontare i migranti che cercano di arrivare in Italia ed in Europa. Facciamo appello a tutte le forze antirazziste pugliesi di esser presenti la mattina del 28 giugno2011 ( dalle ore 9 circa) dinanzi al tribunale di Lecce ad un presidio di solidarietà ai parenti delle vittime albanesi ma anche a tutti i migranti che con le nuove norme segregazioniste , quali quella dei 18 mesi di reclusione nei CIE , sono trattati come se fossero tra i peggiori criminali e che, se venissero accolte le richieste leghiste sull’embargo correrebbero il rischio di veder aumentare ancor di più le tragedie del mare che sino ad ora hanno mietuto migliaia di vittime, comprese quelle della Kater i Rades.

Osservatorio sui Balcani di Brindisi  –  Antirazzisti brindisini


Venezia dice Welcome. Accoglienza degna

da Melting Pot

Con i 24 posti messi a disposizione dalla cooperativa Caracol all’interno del centro sociale Rivolta di Marghera, in un vero e proprio centro di accoglienza che d’inverno ospita i senza fissa dimora, la lettera per un’accoglienza degna lanciata dalla Rete di associazioni veneziane Tuttiidirittiumanipertutti può davvero concretizzarsi nell’inizio di un’avventura straordinaria.

Questa mattina, nel giardino del centro, una trentina di persone rappresentanti di tante realtà anche molto diverse tra loro hanno infatti raccontato ai giornalisti locali cosa intendono loro per “dignità” e “accoglienza”, in controtendenza con le campagne propagandistiche che hanno negli ultimi mesi strumentalizzato l’arrivo e la presenza dei profughi in fuga dal Maghreb.

Questa parte della “società civile” veneziana ha infatti scelto di rispondere a modo suo alle richieste della Prefettura e della Regione Veneto, che arrivano in questi giorni dopo settimane di vaghezza e ambiguità rispetto a quando sarebbero arrivati questi migranti e a quali risorse si sarebbero rese disponibili per loro.

Ognuno, tra le associazioni, i gruppi e i singoli cittadini che hanno firmato la lettera, metterà a disposizione ciò che può all’interno di un progetto unitario e condiviso che è anche la proposta concreta di un modello sociale diverso da quello della paura e del razzismo: la Caracol il suo centro di accoglienza; l’associazione il Villaggio delle risorse economiche per contribuire all’ospitalità di altri profughi qualora i posti non fossero sufficienti; la Cgil il proprio staff legale e una mensa; l’Agesci un servizio di assistenza diretta alle persone; Razzismo Stop insieme a Melting Pot Europa le attività di orientamento e assistenza legale; la scuola di volontari Liberalaparola i corsi di italiano intensivi e l’accompagnamento ai servizi sul territorio; i circoli Arci i propri spazi come centri di raccolta di ogni materiale utile, così come faranno anche i centri sociali Rivolta e Morion i cui attivisti si sono inoltre offerti di collabrorare alla gestione del centro di accoglienza.
E poi ci sarà Emergency con il suo poliambulatorio che farà gli straordinari e con il suo gruppo di volontari pronti ad ogni collaborazione, e ancora i volontari del terzo mondo Magis, Manitese, ma anche gli Ultras antirazzisti del Gate 22 VFMC e il coordinamento degli studenti medi di Venezia Mestre che mobiliteranno anche le scuole per partecipare a quella che hanno definito un’iniziativa di grande valore culturale, sociale e politico. Continue reading


Appuntamento a Lecce

 

se opporsi alla guerra e contrastare l’indifferenza significa essere delinquenti…


Fuori! (sull’Europa e le sue scelte)

 

L’Unione Europea bacchetta l’Italia, l’Italia bacchetta l’Europa perchè bacchetta solo l’Italia e non anche gli altri paesi…che tristezza!

Ma andiamo a spulciare questa maledetta direttiva comunitaria sui rimpatri, così capiamo se il problema è il reato di clandestinità o la costruzione, mattone su mattone, (si legga accordo su accordo, direttiva su direttiva) di una mastodontica recinzione invisibile (a volte anche no!) intorno ad ogni stato europeo nessuno escluso.

La direttiva rimpatri è quella che impone agli stati europei di rimpatriare i cittadini degli stati terzi che soggiornano in maniera irregolare (soggiornare in maniera irregolare su un pezzo di terra è una scena che mi fa venire i brividi, non riesco proprio a capire dove sia il problema!), e prevede tutta una serie di diritti che, chi si occupa da un pò di questa tematica sa benissimo non solo che vengono sistematicamente violati, ma che non sono affatto considerati, ma comunque è chiaro in ogni rigo che il rimpatrio deve avvenire! E se colui che deve essere rimpatriato resiste?, si dimena? Cosa prevede la direttiva? In allegato, sotto il titolo “Uso delle misure coercitive”,  si legge:

La misura coercitiva applicata non deve compromettere o minacciare la facoltà di respirare normalmente del rimpatriando. Se vi è uso della forza, si deve assicurare che il rimpatriando rimanga con il torace in posizione verticale e che nulla opprima o interferisca con il suo torace impedendogli di respirare normalmente. I rimpatriandi che oppongono resistenza possono essere immobilizzati con mezzi che non ledano la loro dignità e integrità fisica. Continue reading


Manduria: situazione e possibile futuro

Tante cose sono successe alla tendopoli di Manduria dall’ultima volta che ve ne abbiamo dato notizia.

Intanto un uomo, tunisino, è morto, investito da una giovane ragazza sulla strada che congiunge il campo a Oria. Una strada che non è illuminata e che i migranti sono costretti a percorrere a piedi, poichè non vi sono servizi navetta per coprire i circa 3 km di questo assurdo percorso. Una tragedia annunciata? Credo di si. Anche perchè le famose navette c’erano, hanno fatto la spola tra “i due mondi” per qualche giorno. Ma la campagna elettorale si sente: con i costi del servizio addebitati alla provincia di Brinidisi e con la protesta dei cittadini di Oria che vedevano aumentare i migranti nel loro paese, Mister Ferrarese ha dovuto frenare l’emorragia di consensi e chiudere la bocca di qualcuno, non fosse mai che le televisioni locali facessero sentire anche qualche voce contro…

Nel campo la vita è il solito insensato modo di gestire le cose di chi conosciamo già per le sue virtù. Si parla infatti di documenti, fatti distribuire NEL campo ma senza alcuna intestazione, che addirittura vietavano i famosi permessi temporanei a chi non avesse dimostrato di avere i soldi necessari per prendere un treno. Dalla questura e dalla direzione del campo subito sono arrivate smentite circa la paternità dello scritto, a seguito di molte proteste piovute su entrambi “i gestori”, ma come dicevamo questo foglio è stato distribuito dall’interno della tendopoli (e se il cerchio si stringe a noi è sufficiente così).

I migranti partono al ritmo di circa 100 al giorno, caricati su pullman e portati alla stazione di Oria, quasi un invito a scomparire dalla vista, e alla faccia dei permessi di circolazione. Di questo passo tra pochi giorni la tendopoli sarà vuota, così i media locali già si interrogano sulla futura destinazione di questo ennesimo non-luogo. Alcuni spingono sull’ipotesi che le tende saranno sostituite da containers, e che questo sito diventerà un CARA (per richiedenti asilo). Per ora è solo una teoria dei giornali.


ciao vik

Guardate questo video (non riesco ancora a pubblicare video sul blog, I’m sorry)

http://www.youtube.com/watch?v=NBgI_QWgXaI

 


Il fascismo ha il volto della lega

Non ho voglia di dare spiegazioni sul perchè penso (a titolo squisitamente personale) che oggi i veri fascisti abbiano la camicia verde. Se davvero voleste capire perchè sono giunto a questa conclusione potreste vedere il video di Borghezio che istruisce giovani francesi sull’utilizzo del “regionalismo” per mascherare i veri obiettivi.

Oppure potreste leggere le dichiarazioni di Castelli, viceministro del vostro governo: “Non possiamo sparare agli immigrati, almeno per ora”. E siccome più di qualcuno ha voluto chiedere spiegazioni per queste affermazioni, ci ha pensato Speroni, altro esponente importante del partito del nord: “Molto spesso quando i nostri pescherecci, disarmati, si avvicinano alle coste della Tunisia vengono mitragliati. Usiamo lo stesso metodo”. E ancora: “Non sbagliano i tunisini. Se uno invade le acque territoriali di un Paese sovrano  è lecito usare le armi, questo è diritto internazionale. L’ha fatto anche Zapatero, se viene violata la sovranità di un Paese è lecito usare le armi, poi se è opportuno o meno lo decide il governo”. Poi disquisizioni di geopolitica: “Non ce l’hanno certo scritto in fronte se sono profughi, ma non c’è una situazione in Tunisia che giustifichi l’arrivo di profughi. Se venissero da Malta o dal Canada lei direbbe che sono profughi?”. “Scusate,  in Libia l’Europa non sta usando le armi? Le armi o si possono usare o no. Noi siamo invasi, c’è gente che viene in Italia senza permesso, violando tutte le regole. A questo punto vanno usati tutti i mezzi per respingerli, eventualmente anche le armi”. “Noi in Libano, in Afghanistan stiamo usando le armi, perché non dobbiamo usarle per difendere i nostri confini?Infine, la perla: “Hitler ha sbagliato tutto: se fosse vissuto nei giorni nostri avrebbe mandato dei tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno avrebbe potuto fermarli perche’ ‘beh, ci sono le ragioni umanitarie’.

Piazzale Loreto è molto grande, dico io.

 



Un caffè a Oria.

Ci piace che questo blog si arricchisca, oltre che di notizie riguardanti i cie e le politiche deliranti in tema di immigrazione, anche di riflessioni e pensieri. Ci piace che ognuno metta del suo nella discussione sulla paura del diverso, sulle contraddizioni evidenti tra il principio dell’accoglienza, sbandierato da tutti, e i fatti reali che ogni giorno si ripercuotono su chi, di questa accoglienza, avrebbe davvero un bisogno immediato. Tanto più che la nostra terra, il salento del sole, del mare e del vento, ha nelle sue tradizioni quella di veder arrivare gente di terre lontane, e nei secoli si è dimostrata come una terra povera, ma proprio per questo, forse, più vicina a capire la disperazione di chi chiede una possibilità di vita migliore. E’ forse utile ricordare l’intervista di un “camuffato” tunisino, che per le vie di Oria (Br) chiedeva pane e soldi, proprio come fanno i migranti veri in questi giorni, ad una anziana signora del posto. Lei ha dato tutto quello che era nelle sue possibilità, e ha voluto consolare il “finto tunisino” dicendogli che capiva perfettamente i suoi stati d’animo, essendo stata anche lei emigrante, quando era ragazza, non all’estero, bensì a Milano. Questo articolo è scritto da una di noi, ed è il frutto di una ricerca interiore e di esperienze vissute in questi giorni a pochi passi dalla “tendopoli di Manduria”.

Una tazzina di caffè a Oria

A volte è necessario fermarsi, sollevarsi ed osservare tutto dall’alto, magari creando delle relazioni fra presente e passato, poiché la memoria, se esiste, a qualcosa dovrà pur servire e gli occhi, se esistono avranno certamente una funzione. Continue reading