M, la storia è (in)finita

Alcuni mesi fa è stata raccontata da questo blog la storia di una tentata fuga, e delle vicende di uno dei protagonisti, se non il protagonista, un ragazzo che ora ha 27 anni, e che noi chiamiamo M.

Nessuno lo conosce, questo è chiaro, a parte alcuni suoi solidali, fuori, e la maggior parte di quelli che, dentro, erano rinchiusi come lui nel cie di Restinco all’epoca dei fatti. Si ricordano di lui perché, in un gesto che sapeva al tempo stesso di coraggio e disperazione, egli aveva permesso la fuga di un suo compagno di reclusione,  scacciando con una scala le guardie accorse ad impedire la fuga

Per quell’episodio, e questo ha certamente il sapore della vendetta, è stato condannato ad 1 anno e 2 mesi.

Oggi M. ha trascorso 9 mesi in carcere, da quel giorno, e chissà quanti in un cie, prima.

Tra qualche giorno sarà “liberato”, il motivo è che gli è stato notificato un decreto di espulsione, che M. si è rifiutato di firmare. Uscirà dal carcere, ed il giorno stesso sarà deportato in Tunisia, suo paese natale.

Questo è un invito.

E’ una storia raccontata perché nessuno dica che non sapeva. E’ l’esortazione, rivolta a chiunque, a ribellarsi a questo stato di cose, ognuno nelle sue possibilità e ciascuno con tutte le sue volontà, perché si impedisca che una persona venga detenuta e poi deportata e che tutto ciò passi sotto silenzio perché ritenuto oramai la normalità.

A tutto c’è un limite.

L’11 dicembre c’è un presidio sotto il cie di Restinco, perché né M. né gli altri siano soli.

Che sia un grido dal silenzio, un grido d’innocenza che faccia tremare i timpani ai finti tonti. (M., carcere di Lucera, nov 2011)

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