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M, la storia è (in)finita

Alcuni mesi fa è stata raccontata da questo blog la storia di una tentata fuga, e delle vicende di uno dei protagonisti, se non il protagonista, un ragazzo che ora ha 27 anni, e che noi chiamiamo M.

Nessuno lo conosce, questo è chiaro, a parte alcuni suoi solidali, fuori, e la maggior parte di quelli che, dentro, erano rinchiusi come lui nel cie di Restinco all’epoca dei fatti. Si ricordano di lui perché, in un gesto che sapeva al tempo stesso di coraggio e disperazione, egli aveva permesso la fuga di un suo compagno di reclusione,  scacciando con una scala le guardie accorse ad impedire la fuga

Per quell’episodio, e questo ha certamente il sapore della vendetta, è stato condannato ad 1 anno e 2 mesi.

Oggi M. ha trascorso 9 mesi in carcere, da quel giorno, e chissà quanti in un cie, prima.

Tra qualche giorno sarà “liberato”, il motivo è che gli è stato notificato un decreto di espulsione, che M. si è rifiutato di firmare. Uscirà dal carcere, ed il giorno stesso sarà deportato in Tunisia, suo paese natale.

Questo è un invito.

E’ una storia raccontata perché nessuno dica che non sapeva. E’ l’esortazione, rivolta a chiunque, a ribellarsi a questo stato di cose, ognuno nelle sue possibilità e ciascuno con tutte le sue volontà, perché si impedisca che una persona venga detenuta e poi deportata e che tutto ciò passi sotto silenzio perché ritenuto oramai la normalità.

A tutto c’è un limite.

L’11 dicembre c’è un presidio sotto il cie di Restinco, perché né M. né gli altri siano soli.

Che sia un grido dal silenzio, un grido d’innocenza che faccia tremare i timpani ai finti tonti. (M., carcere di Lucera, nov 2011)

nociebr.noblogs.org


Restinco: tunisino si taglia la gola, sciopero della fame

Intorno alle 23 di ieri, 20 marzo, nel cie di Restinco si è scatenato
l'inferno. I reclusi sono tutti terrorizzati per l'accaduto. Un ragazzo
tunisino, fra gli ultimi arrivati a seguito dei disordini nord-africani,
si è tagliato la gola con un coltellino, dopo aver avuto un'animata
discussione con l'ispettore del centro. Dall'interno ci comunicano che il
ragazzo era continuamente insultato e stuzzicato dall'ispettore e la sua
tolleranza ha raggiunto il limite, dopo che il funzionario gli ha detto
che si sarebbe “scopato sua sorella”. Non è chiaro chi abbia chiamato
l'ambulanza, ciò che è certo e che essa è stata rimandata indietro dal
medico del cie, non appena giunta a Restinco. Il ragazzo rimaneva in
infermeria, nella quale era vietato l'accesso agli altri detenuti. Al
momento dell'accaduto erano presenti gli operatori della cooperativa
Nuvola, che gestisce il centro di Restinco.
I detenuti erano soli con le forze dell'ordine. Tutti i reclusi
decidono di protestare attuando lo sciopero della fame e pregano
affinché qualcuno si accorga della loro indegna esistenza, ripetono che
è necessario che i giornali e le televisioni entrino in quel posto,
per rendere testimonianza dell'inferno che vivono. Intanto i ragazzi
continuano ad assumere calmanti per annebbiare la mente e cercare di
dormire.
Sui giornali si legge:
“Intere camerate sono state distrutte – spiega Cicoria -, soprattutto
negli arredi. Ma abbiamo provveduto a fornire nuovi letti e per fortuna
non è stata compromessa la solidità dell’immobile sul quale sono stati
fatti gli accertamenti del caso, per questo non abbiamo ritenuto di
doverlo evacuare”.

http://www.brindisireport.it/prima-pagina/2011/03/19/

I detenuti continuano ad affermare di dormire sul pavimento. Il tunisino
pare stia meglio.
Ascolta l'intervista che il gruppo no-cie Brindisi ha rilasciato
ai compagni romani di Radio Onda Rossa 

intervista a no-cie brindisi

 


Restinco: tutti giù per terra

Il CIE di Restinco

 

Vi abbiamo raccontato, nel post precedente, dell’ultima rivolta scatenatasi la notte del 14 marzo: materassi incendiati da un gruppo di tunisini, le fiamme che hanno avvolto quasi l’intera struttura (solo poche camerate sono state risparmiate) e l’intervento in forze della polizia per sedare la sommossa.

In seguito a quanto accaduto, com’era facile prevedere, le misure repressive sono aumentate per i  reclusi, anche quelli che  non si erano resi protagonisti della protesta. Al momento, dopo quindi tre giorni da quanto accaduto, sono circa 34 i reclusi che dormono per terra, senza materassi e senza coperte, non più nelle camerate ma di nuovo nella mensa. Il timore, evidentemente, è che il malcontento possa ancora sfociare in rivolte e incendi. Queste decisioni abbassano ulteriormente le già pessime condizioni di vita all’interno di Restinco, e segnaliamo il caso di un recluso che ha la protesi ad una gamba e deve dormire a terra senza un minimo di cura per la sua situazione, non riuscendo naturalmente a riposare un attimo. Questo ragazzo ha provato a esporre il suo problema anche nell’infermeria interna al centro e alla stessa direzione del CIE, ma gli è stato detto che deve dormire insieme a tutti gli altri.

Si tenta quindi, da parte di chi gestisce il centro, di creare dissidi e conflitto tra i reclusi. Adesso tutti hanno dei buoni motivi per lamentarsi, a partire dalle condizioni di vita, che sono diventate insopportabili e disumane.

Sabato una commissione di esperti ha visitato il centro, per verificare le condizioni della struttura e valutarne l’agibilità. Alcune voci, infatti, lasciavano credere che il Cie dovesse chiudere, anche solo per il tempo necessario al suo ripristino. Il capo di gabinetto della prefettura, Erminia Cicoria, dice testualmente: “Restano lì dove sono”.

Anche i media, dopo tre giorni di quasi totale silenzio, sono costretti a dover affrontare l’argomento: leggi  12.

 


Incendio a Restinco


Nella notte tra 14 e il 15 marzo alcuni tunisini reclusi all’interno del centro di Restinco hanno portato dei materassi nel bagno e gli hanno dato fuoco. E’ stato necessario l’intervento dei pompieri per spegnere le fiamme, e si è creata una gran confusione poichè alcuni detenuti erano intossicati per le esalazioni del fumo. Il bagno è ancora inagibile, ma è già stato ridipinto dagli operatori del centro. Ai reclusi l’ispettore di polizia capo della struttura ha detto testualmente : “La prossima volta saranno calci nel culo”. A buon intenditor…

Aggiornamento 19/03/2011
Questo il resoconto che, solo due giorni dopo l’accaduto, il Quotidiano di Puglia diffonde:

Brindisi, nuova rivolta al Cie di Restinco
In fiamme camere e bagni

BRINDISI – Ennesima rivolta notturna al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Restinco, e forse mai come questa volta la struttura rischia di chiudere.

Disordini durati per qualche ora, con gli extracomunitari che hanno distrutto camere bagni incendiando il centro. Polizia e militari in servizio hanno dovuto faticare non poco per fermare la rivolta. Questa mattina una commissione della prefettura ha effettuato un sopralluogo a Restinco per una valutazione della situazione, nelle prossime ore una decisione definitiva sarà presa assieme alla Questura.
Sabato 19 Marzo 2011 – 13:42


Pasticche

 

L’altra sera la maggior parte dei detenuti nel CIE di Restinco erano arrabbiati e facevano un gran fracasso. Cos’era successo? Erano le 21, ora in cui l’infermeria chiude e non distribuisce più “la terapia”, vale a dire calmanti di cui tutti o quasi hanno bisogno per dormire.

Vi risparmio le opinioni personali….fatevene di vostre.

 


M, una storia (stra)ordinaria

M. è un nostro amico, ma non lo conosciamo.

Lo abbiamo visto per la prima volta in un’aula di tribunale. Era nella cella di sicurezza che tutte le aule di giustizia predispongono per l’arrivo dei detenuti. Era, insieme ad altri due suoi compagni, in arresto perché accusato di resistenza a pubblico ufficiale.

M. lo abbiamo conosciuto per telefono, il giorno stesso del suo tentativo di fuga dal CIE di Restinco. Ci ha detto che la mattina, assieme ad altri detenuti, aveva provato a scappare, ma lo avevano ripreso. Condotto in uno stanzone, isolato dagli altri, era stato avvertito che lo avrebbero portato in carcere.

Questo ce l’ha con me (riferendosi all’ispettore di polizia che lo sorveglia) mi sta minacciando, ha detto che mi porta in galera”.

Poi ha dovuto chiudere la conversazione con noi.

M. quella mattina ha trovato una scala vicino ad una impalcatura nel CIE, l’ha presa e l’ha messa sul muro di cinta che chiude il centro e lo isola dal mondo esterno. Ha chiamato i suoi amici e ha capito che doveva approfittare del momento. Mentre gli altri scavalcavano lui teneva la scala, e quando si sono avvicinati i poliziotti ed i militari del battaglione San Marco, lui ha brandito la scala contro di loro per tenerli lontani.

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Restinco come Gradisca…a terra

GradiscaAnche a Restinco, da qualche giorno, si dorme a terra, nella mensa. Quelli che stanno lì, dicono che nelle loro camerate i muri grondano di umidità, e la mattina ti svegli, se ti va bene, con difficoltà respiratorie. I gestori, insieme ai militari che tengono “in ordine”, hanno ben pensato di spostare tutti nella mensa, e di farli “accomodare per terra”, proprio come i reclusi di Gradisca, che vedete in questa foto.

Tutto questo mentre la situazione sta diventando, giorno dopo giorno, esplosiva. I CIE scoppiano, i reclusi dormono come bestie per terra, Maroni fa finta di dormire (dovrebbe altrimenti prendere atto che la sua politica di gestione degli immigrati è a dir poco scandalosa).