contro i lager della democrazia
Sulle sollevazioni popolari che stanno interessando la sponda sud del mediterraneo e non solo abbiamo letto un illuminante articolo di Valerio Evangelisti pubblicato dagli amici e compagni di TerraRossa. Qui vi proponiamo un altrettanto interessante brano che Toni Negri ha scritto insieme a Michael Hardt sul Guardian del 24 Febbraio. Riprendendo ciò che già aveva affermato Evangelisti, e cioè che questi moti in ciabatte e kalashnikov sono il risultato della frustrazione di grossa parte della gioventù araba, colta e disoccupata, egli afferma che la richiesta di cacciare via i dittatori che sono lì da trent’anni è solo il primo degli auspici di chi scende in piazza, seguito da importanti domande sociali a cui nessuno ha ancora dato risposta. Ecco allora che si apre il dibattito sui parallelismi tra il Nord-Africa ed il resto del mondo, con interessanti considerazioni. Buona lettura
Traduzione: UniNOMADE 2.0
La sfida per gli osservatori delle insurrezioni in nord Africa e Medio Oriente è leggerle non tanto come ripetizioni del passato ma piuttosto come esperimenti che aprono nuove possibilità politiche per la libertà e la democrazia ben oltre la regione. In effetti, noi speriamo che attraverso questo ciclo di lotte il mondo arabo diventi nei prossimi decenni ciò che l’America Latina è stata nei decenni passati, ovvero un laboratorio di sperimentazione politica tra il potere dei movimenti sociali e i governi progressisti dall’Argentina al Venezuela, dal Brasile alla Bolivia.
L’altra sera la maggior parte dei detenuti nel CIE di Restinco erano arrabbiati e facevano un gran fracasso. Cos’era successo? Erano le 21, ora in cui l’infermeria chiude e non distribuisce più “la terapia”, vale a dire calmanti di cui tutti o quasi hanno bisogno per dormire.
Vi risparmio le opinioni personali….fatevene di vostre.
Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulla donna. Di strada da fare ce n’è tanta, soprattutto considerando le motivazioni della sentenza del processo Addesso, ispettore di polizia che ha gestito il CIE di via Corelli a Milano, accusato di stupro da una donna nigeriana, Joy, all’epoca dei fatti reclusa proprio in quel centro.
Come è andata quella vicenda? Leggete qui sotto l’ articolo de “il manifesto” che descrive in pieno l’autoassoluzione dello Stato con motivazioni che, se non fossero palesemente razziste e discriminatorie, sarebbero quantomeno ridicole….
Tutto questo mentre si diffonde, in questi giorni, la notizia di una donna stuprata a Roma in una caserma dei carabinieri da alcuni uomini in divisa…
Infine si dovrebbe ricordare che un anno fa, a Milano, per aver esposto lo striscione nella foto, che denunciava il caso di Joy, un gruppo di manifestanti fu caricato dalla polizia. Non poteva certo passare quel messaggio, quello striscione doveva essere sequestrato….
Se vi ponete delle domande riguardo le ingenti ricchezze del colonnello, e su come mai sia così difficile per il popolo libico spodestarlo, vi forniamo alcune risposte. Credevate che l’Italia non avesse responsabilità in tutto questo? Provate a leggere un interessante dossier preparato da Rompere le righe .
Un saluto agli amici di Macerie e storie di Torino.
Gruppo NO-CIE Brindisi
M. è un nostro amico, ma non lo conosciamo.
Lo abbiamo visto per la prima volta in un’aula di tribunale. Era nella cella di sicurezza che tutte le aule di giustizia predispongono per l’arrivo dei detenuti. Era, insieme ad altri due suoi compagni, in arresto perché accusato di resistenza a pubblico ufficiale.
M. lo abbiamo conosciuto per telefono, il giorno stesso del suo tentativo di fuga dal CIE di Restinco. Ci ha detto che la mattina, assieme ad altri detenuti, aveva provato a scappare, ma lo avevano ripreso. Condotto in uno stanzone, isolato dagli altri, era stato avvertito che lo avrebbero portato in carcere.
“Questo ce l’ha con me (riferendosi all’ispettore di polizia che lo sorveglia) mi sta minacciando, ha detto che mi porta in galera”.
Poi ha dovuto chiudere la conversazione con noi.
M. quella mattina ha trovato una scala vicino ad una impalcatura nel CIE, l’ha presa e l’ha messa sul muro di cinta che chiude il centro e lo isola dal mondo esterno. Ha chiamato i suoi amici e ha capito che doveva approfittare del momento. Mentre gli altri scavalcavano lui teneva la scala, e quando si sono avvicinati i poliziotti ed i militari del battaglione San Marco, lui ha brandito la scala contro di loro per tenerli lontani.
Anche a Restinco, da qualche giorno, si dorme a terra, nella mensa. Quelli che stanno lì, dicono che nelle loro camerate i muri grondano di umidità, e la mattina ti svegli, se ti va bene, con difficoltà respiratorie. I gestori, insieme ai militari che tengono “in ordine”, hanno ben pensato di spostare tutti nella mensa, e di farli “accomodare per terra”, proprio come i reclusi di Gradisca, che vedete in questa foto.
Tutto questo mentre la situazione sta diventando, giorno dopo giorno, esplosiva. I CIE scoppiano, i reclusi dormono come bestie per terra, Maroni fa finta di dormire (dovrebbe altrimenti prendere atto che la sua politica di gestione degli immigrati è a dir poco scandalosa).
A pochi passi da te, nelle campagne della tua città, sorge una struttura con mura alte quatto metri, gabbie, telecamere e uomini armati che la presidiano notte e giorno.
E’ un vero e proprio carcere. Ma non lo è. I detenuti di questo non-luogo non hanno gli stessi diritti di un cittadino recluso per scontare la pena a seguito della commissione di un crimine. Essi subiscono una detenzione al fine di essere identificati. La reclusione può durare fino a sei mesi. Ai detenuti non è concesso entrare ed uscire dal centro né avere contatti con l’esterno.
Lo Stato italiano li reclude nei CIE, fino al giorno della loro espulsione. Ma i migranti a volte non subiscono in silenzio, alzano la testa e si ribellano, con sommosse e tentativi di fuga oramai divenuti costanti in tutti i CIE italiani.
Lottano per riottenere la loro LIBERTA’.
Il CIE di Restinco dista solo pochi chilometri dalla tua città. Le rivolte, le evasioni e gli atti di autolesionismo sono all’ordine del giorno e si sono intensificati negli ultimi tempi.
E’ ORA DI DIRE BASTA.
E’ tempo di far sentir loro che non sono soli. E’ tempo di criticare apertamente e attivamente la deriva razzista e liberticida delle leggi italiane sull’immigrazione. E’ il momento di organizzare iniziative, banchetti, presidi e attività di sensibilizzazione su questo abominio moderno.
L’appello è rivolto a tutti coloro che:
– non credono che la libertà individuale possa essere negata in nome di nuove forme di razzismo.
– non accettano che il diritto di uguaglianza di fronte alla legge sia calpestato con aggravanti dovute alla clandestinità.
– che riconoscono, come valori fondamentali, la solidarietà e l’accoglienza.
– credono nell’autodeterminazione e nella libertà di ogni individuo di scegliere dove vivere.
La infame politica di rinchiudere gli immigrati in questi lager viene decisa da pochi ma è il silenzio dei tanti che la rende possibile.
Chiediamo la chiusura immediata del CIE di Restinco, e di tutti i centri presenti sul territorio italiano.
Gruppo NO-CIE Brindisi
Questo è il blog del Gruppo NO-CIE Brindisi. Un punto d’incontro, un insieme di informazioni, iniziative e discussioni sul CIE di Restinco e non solo. A presto……