BOBO LIBERO. LIBERI TUTTI

Alle prime luci dell’alba, mentre  per le strade di Brindisi si muovevano i camion dell’azienda  che cura la raccolta dei rifiuti, la Digos portava a termine un’operazione di polizia che nella nostra città non ha precedenti: l’arresto di Bobo Aprile, il responsabile e fondatore a Brindisi del sindacato dei COBAS  e numerosi aderenti al Comitato dei disoccupati brindisini che, nell’ultimo anno,  hanno condotto numerose proteste in città  per ottenere lavoro, anche con assunzioni presso l’azienda della raccolta rifiuti, onde far avere a tutti i cittadini  migliori servizi pubblici

I capi di imputazioni nel linguaggio dei tribunali parlano di violenza privata e interruzione di pubblico servizio, ma altri non sono che l’aver fatto manifestazioni con centinaia di disoccupati, sit-in e altre normali e pacifiche attività sindacali e manifestazioni del pensiero ma,  innanzitutto, l’aver dato voce a coloro che sono ritenuti dai benpensanti di questa città, soggetti da emarginare, cittadini di serie B e utilizzabili solo come serbatoio di voti da usare strumentalmente nelle campagne elettorali,  farcite di  false promesse.

Bobo Aprile, insieme al comitato dei disoccupati,  è stato scelto quindi come soggetto da colpire per dare un segnale forte, non solo ai COBAS, ma anche a tutti i movimenti politici e sociali che in questi ultimi mesi,  con il loro impegno costante hanno dimostrato che un’altra Brindisi è possibile!

Respingiamo con forza questo messaggio e lo rimandiamo al mittente :-“ E giunta l’ora che i poteri forti,  che sino a questo momento hanno fatto il bello e il cattivo tempo in questa città,  si mettano l’animo in pace ! Una nuova generazione di donne e uomini vuol dare un futuro diverso a sé e ai propri figli, lottando in prima persona  e non delegando a nessuno la propria vita.”-

Alle 11.30 presso la sede dei COBAS in via Lucio Strabone 38 , Brindisi, si terrà un a conferenza stampa sull’accaduto. Sono invitati i giornali, televisioni e radio, sindacati, organizzazioni politiche e associazioni e tutti i cittadini.

CONFEDERAZIONE COBAS

Medicina Democratica

Brindisi bene comune,

No al carbone

Associazione RuniRuni

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Pugliantagonista.it

Brindisi 12 ottobre 2011

 


Voltare pagina

Prima di scrivere questo post ho voluto fare un giro negli archivi di questo blog. Tra gli articoli pubblicati potrete leggere di tanti momenti che hanno segnato la vita di chi li ha scritti, e anche (o soprattutto) di chi quelle vicende le ha vissute sulla propria pelle. Infatti la creazione di questo “diario” scaturì dal desiderio di questo piccolo e ambizioso collettivo di condividere con gli altri quello di cui venivamo a conoscenza, poichè tutto ci segnava profondamente, e avevamo voglia che le storie, quasi sempre pessime (è di lager che si parla) non si perdessero nel vento, e anche perchè rimanesse una testimonianza diretta delle persone che lì dentro erano (o sono) rinchiuse.

Così, giorno dopo giorno, abbiamo raccontato del frastuono che sentivamo al telefono parlando con chi era dentro, rumore di rabbia e disperazione per le condizioni disumane, oppure siamo stati costretti a raccontarvi di voci flebili e abbattute dall’uso intensivo di psicofarmaci, o di persone costrette a dormire a terra, rappresaglia degli sbirri per le rivolte che in un certo periodo hanno coinvolto il lager di Restinco come tutti i cie italiani ed europei. Continue reading


Tradizioni pugliesi: Manduria

Provate a leggere questo articolo pubblicato sull’edizione di Bari della Repubblica. Vorrebbe raccontare delle intenzioni della politica di chiudere il campo-lager di Manduria, perchè, a quanto si legge dalle dichiarazioni del solito Berluschese-Ferrarese, presidente della provincia di Brindisi, “le condizioni di vita nel campo sono allucinanti”. Beh, qualcuno penserà che sia già un buon passo, il fatto che questo individuo si sia reso conto di dove vive (lui) e di dove vivono (gli immigrati) che sbarcano a Lampedusa e vengono portati in queste tendopoli-lager.

Oltre a queste dichiarazioni,  solite parole al vento della politica più squallida, quella che non cambia mai niente poichè è nella staticità e nella continuazione dello stato di cose che essa sguazza e fa quattrini, naturalmente i fatti vanno in tutt’altra direzione. A Manduria ora sono in 1300, esattamente come nei primi giorni dell’emergenza mediatica, (ma ora ci sono anche donne e bambini molto piccoli)  dopo l’arrivo dell’ennesima nave a Taranto. Quindi aumentano. Le temperature, per chi non ne avesse idea, in questi giorni sono più simili ai paesi di provenienza dei migranti, sfiorano i 40 gradi, e i signori dell’emergenza, i vari Connecting people e Ministero degli Interni hanno pensato bene di installare condizionatori all’interno delle tende…una mossa geniale.

Infine altre dichiarazioni di politici tra assessori regionali, sindaco di Brindisi e l’immancabile governatore con l’orecchino, che danno disponibilità all’uso di una vecchia base americana abbandonata da decenni per ospitare i migranti rinchiusi a Manduria, a patto che venga ristrutturata con i soldi del governo, mantenendo la gestione attuale, quindi quella del consorzio Nuvola. Forse un tentativo di alleviare le sofferenze di chi, con un contratto da sfruttamento e nessuna prospettiva futura, fa la spola da qualche mese tra il campo di Manduria ed il Cie di Restinco. La base sorge infatti a pochi chilometri dal lager per eccellenza del brindisino, quel Cie conosciuto oramai in tutta Italia per gli episodi barbari che lì avvengono continuamente, anche se ora l’isolamento dei reclusi con il mondo esterno  si è fatto più pesante.

Insomma, la Puglia è terra di tradizioni, e l’accoglienza è una di queste…accendete il condizionatore, che non si respira…


Dal lager di Ponte Galeria

Roma, 13 luglio 2011

Scrivo a nome di cinque persone che sono detenute qua nel centro di Ponte Galeria a Roma.
Siamo quasi 200 uomini e 50 donne detenuti al centro di Ponte Galeria.
Qua siamo detenuti come colpevoli, come persone che hanno commesso un reato.
Perché sei mesi? è un periodo troppo lungo.
E ora vogliono aumentare a diciotto mesi.
Ma quelli che fannno queste leggi non sanno niente della nostra situazione e della nostra sofferenza.
Soprattutto quel partito della Lega Nord, quello del ministro Maroni.
La corte europea ha tolto l’articolo 14 della legge Bossi-Fini e questa è una sconfitta per Maroni.
E allora lui vuole fare una rivincita con un’altra legge che ammazza la gente: vuole convincere gli italiani che è per motivi di sicurezza ma è una legge fatta per un motivo fascista e basta.

Qua c’è gente per bene e gente per male, come in tutto il mondo.
Anche in Veneto, da dove viene lui, ci sono tanti stranieri che lavorano nell’agricoltura e nelle fabbriche.
A Milano e a Brescia il lavoro duro lo fanno gli stranieri.
Noi non siamo venuti qua dalla Tunisia per fare i delinquenti.
Una volta gli italiani hanno fatto per primi l’immigrazione in America.
Dicono che gli italiani sono mafiosi ma ci sono anche italiani per bene che hanno fatto la storia in America.

Noi crediamo all’Italia e all’Europa.
Noi non siamo venuti per fare male.
Io sono tunisino e sono scappato da una situazione disumana.
Dopo la caduta del nostro presidente Ben Alì non è cambiato niente, tutti i giorni ci sono manifestazioni e la gente muore per strada.
Abbiamo sentito che Maroni ha fatto un accordo col nuovo governo della Tunisia e rimandano lì la gente che arriva in Italia.
Ma nei nostri paesi c’è la guerra civile e i rifugiati che arrivano dalla Libia sono tutti qui.
Lì per noi non c’è niente da mangiare.

Ma noi amiamo l’Italia.
Nei nostri paesi guardiamo RaiUno e tifiamo per le squadre italiane.
Io sono nato nella città dove è nata Claudia Cardinale.
Non abbiamo problemi con voi italiani.
Noi veniamo perché sognamo la libertà, come voi una volta sognavate l’America.
E’ il nostro sogno e invece veniamo qua e troviamo un centro come questo a Ponte Galeria.
Perché? noi non abbiamo commesso niente.

Ti dicono che dopo sei mesi esci, ma io sono venuto qua per migliorare, per cambiare, per guadagnare qualcosa per i nostri figli e per le nostre famiglie perché nel nostro paese c’è la povertà.
E invece una mattina ti svegliano alle sei del mattino e entrano 20 persone coi guanti, ti portano in una stanza e ti tolgono tutta la tua roba e ti rimandano a casa.
Qua c’è gente che dell’Italia non ha visto niente, solo questo centro, e non parla nemmeno una parola d’italiano e la rimandano al paese suo senza il telefono e senza le sue cose.
Noi li chiamiamo al telefono e loro non rispondono perché il telefono è qua.
Ma poi quando ci chiamano, ci dicono che li hanno riportati al paese senza niente.

Noi siamo detenuti qua, in una situazione proprio disumana: otto persone in una stanza di quattro metri per quattro.
Viviamo uno attaccato al letto dell’altro.
Chi si alza dopo le otto del mattino non prende la sua colazione.
Chi arriva ultimo per la fila non arriva a prendere il pranzo e la cena perché noi facciamo la fila in 200 persone per prendere il nostro mangiare.
Chi arriva ultimo non arriva a prendere il suo pasto.
Ti danno un buono di 3 euro e 50 al giorno per comprare sigarette, shampoo, merendine, però non bastano, è troppo poco.
Anche per fare la doccia, l’acqua non c’è tutti giorni e nemmeno shampoo, asciugamano e dentifricio.
La gente scappata dalla morte non ha portato lo shampoo e la roba per fare la doccia dal suo paese.

Anche le pulizie non le fanno abbastanza perché i dipendenti della Auxilium si lamentano che li pagano poco e che il loro stipendio è basso.
Quelli della Auxilium ti ridono in faccia e ti accoltellano alle spalle, buttano le pietre e nascondono la mano.
Li chiami e non viene nessuno, sono troppo furbi.
Dei poliziotti non ne parliamo proprio, se dici “buongiorno” non ti rispondono.
Quando rimandano le persone al loro paese le legano come un pacco postale, legano mani e piedi e mettono una fascia sulla bocca per non farle gridare, per non farle sentire al pilota.
Ti fanno salire per ultimo così nessuno ti vede.
I poliziotti sono pronti per intervenire e dare botte come in un mattatoio.
I detenuti spesso si sentono male, hanno fatto il viaggio in mare, vengono dal loro paese e non sanno palrare, nessuno li capisce e la polizia li mena per farli calmare, così quelli dormono e basta.
Gente venuta da un’altra cultura, un altro mondo diverso dall’italia.
Gente che non ha paralto con nessuno e non ha visto niente dell’italia e si sente presa in giro, incompresa.
Le persone qui vorrebbero parlare ma nessuno li capisce, non hanno lingua per parlare e nessuno li ascolta, quindi per questo si ribellano e la polizia li picchia con i manganelli, con calci, pugni e tutto.

Un altro problema: la gente è venuta dal mare, fanno viaggi della morte per arrivare qua.
Quando arrivano sentono sei mesi e gridano tutta la notte, non hanno la testa normale e chiedono al medico tranquillanti perché hanno solo paura del domani, non dormono la notte e cercano un modo nelle medicine.
Gli infermieri ti danno le terapie per drogati e la gente dorme tutto il giorno, hanno la faccia gonfia come drogati e la notte urlano e gridano, sono disperati.
Prendono le gocce e se il giorno dopo devi partire te ne danno di più, così quando ti vengono a prendere non capisci nulla, è per evitare che ti ribelli alla deportazione.

Le nostre richieste sono:

Vogliamo che tutti i cittadini italiani sentano la nostra voce, che vicino a Roma ci sono 250 persone che soffrono di brutto, tutti giovani, donne e uomini, gente che è venuta qua in italia perché sogna la libertà, la democrazia. Perché non abbiamo vissuto la democrazia, abbiamo sentito quella parola ma non l’abbiamo mai vissuta.

Noi chiediamo l’aiuto della gente fuori, aiutateci e dovete capire che qua c’è gente che non ha fatto male a nessuno e che sta soffrendo.

Noi soffriamo già 6 mesi, figurati 18 mesi. Se passa la legge qui c’è gente che fa la corda perché già così, con i sei mesi, c’è gente che si è tagliata le mani, figurati con diciotto mesi, la gente si ammazza, la gente esce fuori di testa.

Chiediamo che la gente là fuori, tutti, anche i partiti politici, faccia di tutto per non far passare quella legge.

Chiediamo che la gente fuori, ogni giovedì mattina, vada a vedere a Fiumicino le persone portate via con la forza, che vada a fermare il massacro.

Un gruppo di detenuti del Cie di Ponte Galeria


11 luglio 1998 Maria Rosas Soledad

A nosotros nos quieren muertos
porque somos sus enemigos
y no les servimos para nada
porque no somos sus esclavos



Leggete "Le scarpe dei suicidi", di Tobia Imperato, Autoproduzioni Fenix
Ora e sempre NoTav!

Io sto con le montagne

Marta, Salvatore, Roberto e Gianluca hanno oggi ricevuto la convalida del loro arresto in seguito ai disordini di domenica 3 luglio in  ValSusa. Restano nel carcere di Torino. La notizia è su tutti i media, tv e giornali. Non c’è alcuna notizia di indagini sull’uso dei lacrimogeni ad altezza uomo, sull’utilizzo del gas CS, quello vietato dalle convenzioni perchè ritenuto arma chimica (ne avete mai respirato uno?  meglio per voi!), nessuna indagine sulle costole rotte, le tende bruciate, le vecchiette con la testa sfasciata, le torture subite dai fermati…forse non interessa alle redazioni dei vari organi di disinformazione. Il pensiero, per chi, anche non essendo potuto essere lì presente, sa da che parte stare, adesso deve andare a loro. Questo articolo compare sul sito Carmillaonline, sembra una via di mezzo tra un dettagliato report di quei momenti ed un racconto. Leggetelo, e se vi piace dedicatelo a quei quattro compagni.

 

di Luigi Franchi

Se dev’esserci violenza che violenza sia / ma che sia contro la polizia

“Cazzo, non riesco a respirare” urla Massimo.
La nube dei lacrimogeni è diventata una cortina talmente spessa da rendere impossibile la comprensione di quanto sta accadendo.
Il fiume di persone che aveva costituito il troncone principale del corteo mattutino è ormai scomparso, lasciando la scena ai manifestanti pronti alla resistenza a oltranza.
Massimo non riesce a sfuggire ai gas che arroventano i bronchi e incendiano le mucose, ha perso di vista Vichi, sua moglie, ed è sempre più preoccupato per l’esito della giornata.
Le forze della polizia stanno accerchiando la zona e a breve non ci sarà tempo per distinguere tra pacifici e violenti.
Lacrimogeni, idranti e manganelli inizieranno a colpire indiscriminatamente qualsiasi cosa abbia la parvenza di un essere umano che non porta una divisa. Continue reading


Cattivi NoTav

Fino a quando tutti i giornali, le radio, i telegiornali e la comunicazione di massa continueranno a stravolgere la realtà dei fatti di domenica in Val di Susa, io continuerò a postare video, testimonianze e link utili per capire come stanno i fatti. A sentir parlare i vari ispettori, capi digos, questori e politici, i poveri uomini in divisa hanno subito vere e proprie aggressioni, rischiando di lasciarci la pelle “per qualche violento che con la Tav non ha nulla a che vedere”…ascolto le schede tecniche dei black block ma non sento parlare di gas CS, i pestaggi sono scomparsi dalle notizie, ma lo sbirro con una fasciatura finta o almeno ridicola è su tutti i tg

Provate ad aprire questo link, fatevi un’idea.


Dal Salento

dalla Repubblica di Bari

Nardò, allerta per il campo immigrati

di Chiara Spagnolo

NARDÒ – L’effetto Manduria si propaga come un’onda fino a Nardò. Nei campi delle angurie gli immigrati arrivano a frotte dalla vicina tendopoli, ma anche da altre regioni, e la masseria Boncuri, allestita per accoglierli, già non basta più. Duecento sono i posti ufficialmente disponibili nelle tende blu schierate davanti all’antica struttura a cui si aggiungono una cinquantina di giacigli improvvisati ma le persone in cerca di lavoro nell’area compresa tra Nardò, Copertino, Leverano e Porto Cesareo, sono molte di più. Almeno 800, nei giorni scorsi, destinate ad arrivare fino a 1.500 intorno alla fine della prossima settimana, quando nel Palermitano terminerà la raccolta delle patate e i contadini a giornata punteranno dritti verso il sud della Puglia. Sono in prevalenza tunisini ma anche algerini, ghanesi e sudanesi. Molti orbitano nel circuito degli stagionali e girano il Meridione seguendo il ritmo delle colture, alcuni sono ex lavoratori di Tecnova, che nei campi salentini hanno ritrovato i caporali che li sfruttavano nei parchi fotovoltaici in costruzione.

Il caporalato, tra i filari di cocomeri, è legge. Sistema che piace alle aziende, perché consente un controllo capillare delle squadre di immigrati, che vengono retribuiti a cassone quando raccolgono pomodori e a ettaro se si tratta di angurie. In entrambi i casi il lavoro è duro e malpagato. Le giornate, piegati sulla terra dall’alba al tramonto, fruttano circa 25 euro ma le prestazioni avvengono per lo più in nero. Certo, la situazione oggi è cambiata rispetto a pochi anni fa ma lo sfruttamento è ancora un’evidenza innegabile. I passi avanti fatti nei campi di Nardò li raccontano i numeri che snocciola Gianluca Nigro, della onlus brindisina Finis Terrae, che, tramite un progetto finanziato per 18.000 euro, gestisce la masseria trasformata in campo insieme alle Brigate di solidarietà attiva.

“Nel 2008 il lavoro era solo irregolare  –  spiega Nigro  –  nel 2009 furono fatti 10 ingaggi, 200 l’estate scorsa, quest’anno siamo già arrivati a 70”. Settanta “fortunati”, che lavorano in modo regolare. La maggior parte di loro orbita intorno alla masseria Boncuri, presidio di civiltà e legalità alle porte di Nardò. Gli altri, rimasti fuori, si arrangiano come possono nei casolari abbandonati, dove la notte si affollano spacciatori e prostitute, e dove nei prossimi giorni arriveranno altre centinaia di persone. Troppe per campi ormai poco redditizi, nei quali il costo del lavoro si abbasserà ancora di più.


Da Bari

 

dalla Rete Antirazzista di Bari

 

Da stamattina le strade di Bari sono state inondate da un corteo di oltre 300 migranti del C.A.R.A. determinati a richiedere il riconoscimento del permesso di soggiorno. Infatti lo slogan che ha accompagnato tutta la manifestazione è stato “Documento! – No, negativo!”. In seguito una delegazione della manifestazione antirazzista, composta anche da rappresentanti regionali e comunali, ha incontrato i rappresentanti della Prefettura di Bari. L’incontro ha prodotto come unico impegno da parte della Prefettura l’invio entro stasera 5 luglio di una relazione al Ministero degli Interni con la richiesta avanzata dalla delegazione di concedere il permesso di soggiorno a tutti coloro che provengono dalla Libia senza distinzioni di nazionalità.
La minifestazione odierna è scaturita dalla protesta tenutasi il 20 giugno presso la Regione Puglia che ha prodotto l’impegno dell’Ordine degli Avvocati di fornire l’assistenza legale e il gratuito patrocinio per i ricorrenti che hanno già avuto il diniego.
I migranti di varie nazionalità che lavoravano in Libia e in seguito alla guerra sono fuggiti e arrivati in Italia hanno trovato solo il diniego della richiesta di asilo politico in quanto la loro provenienza viene riconosciuta in base alla loro nazionalità e non in base al territorio di provenienza, ovvero la Libia. Inoltre nel territorio pugliese ci sono migranti provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq, dal Kurdistan (cosiddetti “casi Dublino)” in attesa del riconoscimento da oltre 10 mesi.
La reteantirazzista di Bari continuerà a sostenere le ragioni dei migranti fuggiti dalla Libia a causa delle guerra in corso, per il riconoscimento del permesso di soggiorno umanitario per tutti. Davanti alla realtà pugliese che vede la presenza dei C.I.E. di Bari e Restinco di cui chiediamo la chiusura insieme ai cosiddetti centri di accoglienza C.A.R.A. e la vergognosa tendopoli di Manduria di cui ancora oggi non si conosce la natura giuridica.

 


ValSusa: resistere con dignità

Un articolo tratto da notav.info, un punto di vista francamente condivisibile in giorni in cui le menzogne mediatiche raccontano una realtà che non esiste ed ignorano completamente la verità. Resistere è un dovere, difendere la propria terra è un dovere, essere aggrediti e militarizzati per installare con forza un cantiere voluto solo dalle lobby del si (multinazionali, gruppi finanziari e tutti i partiti politici) è la dichiarazione di guerra dello stato al suo popolo. Questa è solo la prima risposta. I montanari, solitamente, hanno nella testardaggine una loro peculiarità. I NoTav sono ancora meglio.

Se lo dicono Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani e se ha l’avvallo di un ex comunista che ebbe i permessi Cia per andarsene negli States in anni impossibili, allora è vero. E’ tutto vero: è gravissimo quanto è accaduto oggi in Val di Susa. Deve essere vero, perché lo dicono a destra e sinistra non si sa più di che cosa. Deve essere vero se lo afferma “la Repubblica” insieme al “Corriere della Sera”. E, di fatto, è vero. Però non è vero al modo in cui lo intendono questi spettri che deambulano nella storia universale delle meschinerie. Se 70mila persone si mobilitano e vanno a formare una massa che confligge con apparati polizieschi di Stato, significa che è stato abbattuto un filtro decisivo e che si va a compiere quanto è iniziato a slittare dalla tragedia del G8 di Genova: l’Italia è uscita definitivamente da ciò che cominciò nei primi Ottanta. Cambia tutto. Oggi abbiamo assistito a una guerra e siamo attualmente sommersi da un rovinoso tentativo di mistificazione e di disinformazione.

Secondo le autorità – non si sa oramai nemmeno loro autorità di cosa e rispetto a chi – i manifestanti erano 6-7mila. Erano invece circa 70mila. Ciò è comprovabile. La giornata è controllabile da qualunque prospettiva, da ovunque, è già compattata in migliaia di archivi digitali, resi disponibili e reperibili on line. Spezzettata e frammentata in un organismo vivente di immagini, suoni, voci. Twitter soprattutto e Facebook in parte hanno canalizzato un’informazione capillare e incontrovertibile da parte di qualunque tentativo di falsificazione. Basta informarsi qui, qui, qui, qui e qui e qui e si potrebbe andare avanti all’indefinito. Continue reading