Tag Archives: repressione

Deportazioni del terzo millennio

Sbirri in abiti borghesi (per passare inosservati) mentre deportano, da Fiumicino alla Tunisia i loro “pacchi umani”. Ben imballati, con nastro adesivo sulla bocca e fascette di plastica ai polsi. Il tutto nell’indifferenza dei passeggeri e del personale di Alitalia, le cui reazioni avrebbero potuto impedire il rimpatrio. L’unico a contestare il trattamento riservato ai due migranti, l’autore delle foto, è stato zittito dagli aguzzini che hanno ribadito come si trattasse di una normale operazione di polizia. A voi i commenti….


11 luglio 1998 Maria Rosas Soledad

A nosotros nos quieren muertos
porque somos sus enemigos
y no les servimos para nada
porque no somos sus esclavos



Leggete "Le scarpe dei suicidi", di Tobia Imperato, Autoproduzioni Fenix
Ora e sempre NoTav!

Io sto con le montagne

Marta, Salvatore, Roberto e Gianluca hanno oggi ricevuto la convalida del loro arresto in seguito ai disordini di domenica 3 luglio in  ValSusa. Restano nel carcere di Torino. La notizia è su tutti i media, tv e giornali. Non c’è alcuna notizia di indagini sull’uso dei lacrimogeni ad altezza uomo, sull’utilizzo del gas CS, quello vietato dalle convenzioni perchè ritenuto arma chimica (ne avete mai respirato uno?  meglio per voi!), nessuna indagine sulle costole rotte, le tende bruciate, le vecchiette con la testa sfasciata, le torture subite dai fermati…forse non interessa alle redazioni dei vari organi di disinformazione. Il pensiero, per chi, anche non essendo potuto essere lì presente, sa da che parte stare, adesso deve andare a loro. Questo articolo compare sul sito Carmillaonline, sembra una via di mezzo tra un dettagliato report di quei momenti ed un racconto. Leggetelo, e se vi piace dedicatelo a quei quattro compagni.

 

di Luigi Franchi

Se dev’esserci violenza che violenza sia / ma che sia contro la polizia

“Cazzo, non riesco a respirare” urla Massimo.
La nube dei lacrimogeni è diventata una cortina talmente spessa da rendere impossibile la comprensione di quanto sta accadendo.
Il fiume di persone che aveva costituito il troncone principale del corteo mattutino è ormai scomparso, lasciando la scena ai manifestanti pronti alla resistenza a oltranza.
Massimo non riesce a sfuggire ai gas che arroventano i bronchi e incendiano le mucose, ha perso di vista Vichi, sua moglie, ed è sempre più preoccupato per l’esito della giornata.
Le forze della polizia stanno accerchiando la zona e a breve non ci sarà tempo per distinguere tra pacifici e violenti.
Lacrimogeni, idranti e manganelli inizieranno a colpire indiscriminatamente qualsiasi cosa abbia la parvenza di un essere umano che non porta una divisa. Continue reading


Cattivi NoTav

Fino a quando tutti i giornali, le radio, i telegiornali e la comunicazione di massa continueranno a stravolgere la realtà dei fatti di domenica in Val di Susa, io continuerò a postare video, testimonianze e link utili per capire come stanno i fatti. A sentir parlare i vari ispettori, capi digos, questori e politici, i poveri uomini in divisa hanno subito vere e proprie aggressioni, rischiando di lasciarci la pelle “per qualche violento che con la Tav non ha nulla a che vedere”…ascolto le schede tecniche dei black block ma non sento parlare di gas CS, i pestaggi sono scomparsi dalle notizie, ma lo sbirro con una fasciatura finta o almeno ridicola è su tutti i tg

Provate ad aprire questo link, fatevi un’idea.


ValSusa: resistere con dignità

Un articolo tratto da notav.info, un punto di vista francamente condivisibile in giorni in cui le menzogne mediatiche raccontano una realtà che non esiste ed ignorano completamente la verità. Resistere è un dovere, difendere la propria terra è un dovere, essere aggrediti e militarizzati per installare con forza un cantiere voluto solo dalle lobby del si (multinazionali, gruppi finanziari e tutti i partiti politici) è la dichiarazione di guerra dello stato al suo popolo. Questa è solo la prima risposta. I montanari, solitamente, hanno nella testardaggine una loro peculiarità. I NoTav sono ancora meglio.

Se lo dicono Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani e se ha l’avvallo di un ex comunista che ebbe i permessi Cia per andarsene negli States in anni impossibili, allora è vero. E’ tutto vero: è gravissimo quanto è accaduto oggi in Val di Susa. Deve essere vero, perché lo dicono a destra e sinistra non si sa più di che cosa. Deve essere vero se lo afferma “la Repubblica” insieme al “Corriere della Sera”. E, di fatto, è vero. Però non è vero al modo in cui lo intendono questi spettri che deambulano nella storia universale delle meschinerie. Se 70mila persone si mobilitano e vanno a formare una massa che confligge con apparati polizieschi di Stato, significa che è stato abbattuto un filtro decisivo e che si va a compiere quanto è iniziato a slittare dalla tragedia del G8 di Genova: l’Italia è uscita definitivamente da ciò che cominciò nei primi Ottanta. Cambia tutto. Oggi abbiamo assistito a una guerra e siamo attualmente sommersi da un rovinoso tentativo di mistificazione e di disinformazione.

Secondo le autorità – non si sa oramai nemmeno loro autorità di cosa e rispetto a chi – i manifestanti erano 6-7mila. Erano invece circa 70mila. Ciò è comprovabile. La giornata è controllabile da qualunque prospettiva, da ovunque, è già compattata in migliaia di archivi digitali, resi disponibili e reperibili on line. Spezzettata e frammentata in un organismo vivente di immagini, suoni, voci. Twitter soprattutto e Facebook in parte hanno canalizzato un’informazione capillare e incontrovertibile da parte di qualunque tentativo di falsificazione. Basta informarsi qui, qui, qui, qui e qui e qui e si potrebbe andare avanti all’indefinito. Continue reading


Fare finta di niente

http://www.youtube.com/watch?v=k5ygm-ayNnM&feature=player_embedded

 

Non pensarci troppo, può rovinarti la giornata. Cosa c’è stasera in giro? Andiamo a fare l’happy hour?


Barricate e scarponi.

Inserisco, a titolo personale, un breve resoconto della notte appena trascorsa in Val Susa.  La domanda potrebbe essere legittima: cosa hanno da spartire le esperienze di lotta contro i Cie con i No-Tav? Semplice: le lotte, per essere vere, devono necessariamente partire dal basso, non dalle istituzioni nè da momenti che sono istituzionali, e ognuna di queste lotte può essere sempre presa come esempio da seguire. I No-Tav, lasciatemelo dire, sono un esempio per tutti.

Resistenza No Tav. Barricate e scarponi

Notte tra il 23 e il 24 maggio. Il tam tam del movimento suona frenetico. Tutti al presidio Picapera di Vaie. Ci risiamo. La partita sul Tav torna a giocarsi in strada. Alle 21 nel prato davanti al Picapera l’assemblea dura poco: i movimenti di truppe, gli alberghi di Susa pieni di strani turisti, le veline dei giornalisti che assediano il movimento sono indizi che vanno tutti nella stessa direzione. Sarà per questa notte. Da sabato 21 maggio il presidio della Maddalena di Chiomonte è diventato permanente, le sedi di Martina e Ital.co.ge.dei fratelli Lazzaro, le ditte che hanno vinto l’appalto fantasma per la recinzione e l’allestimento del cantiere, sono presidiate dai No Tav. Non c’è bisogno di tante parole: il movimento è deciso a impedire la realizzazione del cantiere, non un chiodo deve essere piantato. Alcuni vanno a Susa per tenere d’occhio Italcoge e Martina, altri si fanno giri per la valle, altri ancora controllano la caserma di via Veglia a Torino. Ovunque ci sono occhi e orecchie. La maggior parte della gente parte per Chiomonte a rinforzare il presidio. Per qualche ora le motoseghe fanno sentire la loro musica. Sulla strada che dalla centrale Enel porta al sito archeologico della Maddalena cadono alberi, si ammassano pezzi di guardrail e vecchie traversine, qualche masso, tutto quel che c’è serve ad erigere la barricata. Alla fine solo su questa strada ce ne saranno ben sei. Altre chiudono ogni accesso da strade e sentieri. La notte è bella ma solo una falce di luna illumina le centinaia di No Tav, sparsi nei boschi, nel breve tratto di sterrata limitrofo all’autostrada. Tante ombre solidali si incrociano tra brevi brillii di lampadine tascabili. Continue reading


Italia, dormi pure!

Questo video è stato girato in Spagna pochi giorni fa. Le proteste dilagano, la gente comune scende in piazza in maniera spontanea, la polizia fa il suo solito mestiere. E in Italia? In Italia si sta bene!


Dalla stazione al Cie

da Indymedia Piemonte

14 maggio. Dieci tra i tunisini che occupano la stazione di Ventimiglia sono stati fermati dalla polizia col pretesto di una rissa e portati nel carcere di Sanremo. Tre giorni dopo, privati del permesso di soggiorno temporaneo, sono stati condotti al Cie di c.so Brunelleschi di Torino, nel quale si trovano attualmente. Non si sa precisamente in che modo sia avvenuto il fermo e sia stato reso possibile il trasferimento nel Cie, né quali siano le accuse a loro carico e la loro situazione legale. Quello che è importante sottolineare è ciò che l’arbitrarietà di questo atto repressivo dimostra: come i permessi e le scartoffie non siano che strumenti di controllo e ricatto e quanto poco ci si possa affidare alle garanzie concesse dal potere. Che sia almeno da monito ad essere sordi verso le facili concessioni


Da Lampedusa a Parigi

Vi avevamo raccontato già di quel gruppo di tunisini che, arrivati a Parigi, avevano deciso di unirsi, creando il Collettivo da Lampedusa a Parigi. La prima emergenza per loro, dopo un viaggio incredibile per arrivare nella piccola isola siciliana, un mese circa di permanenza in Italia tra centri d’accoglienza, strade, il rocambolesco passaggio della frontiera a Ventimiglia, era, naturalmente, una casa. E qui si capisce come davvero l’Europa sia una sola cosa, in fatto di accoglienza del migrante: a Parigi nessuna risposta dalle autorità, nessuna sistemazione possibile, ed anzi, retate, pestaggi e arresti. Così questi tunisini avevano occupato un posto, una palazzina. Di pochi giorni fa la notizia di un violentissimo sgombero dei gendarmi contro questa, seppur precaria, sistemazione.

I tunisini non si sono dati per vinti e, incoraggiati dal clamore di questo sgombero, hanno ricevuto l’appoggio di molti francesi solidali. Ora hanno occupato un altro spazio, una palestra. Le autorità assicurano che non faranno irruzione a determinate condizioni da rispettare. Tutte le informazioni le trovate su Macerie e storie di Torino.

I migranti, con la loro voglia di una vita migliore, entrano in Europa diffondendo il conflitto. E’ lo stesso che hanno scatenato nei loro paesi per chiedere condizioni migliori. E’ proprio quello che mette in evidenza tutte le mancanze e le ipocrisie occidentali.