Resoconto da Manduria

Alcuni di noi, ancora bruciante la sconfitta seguita al divieto di presidio davanti a Restinco, hanno deciso di cercare comunque un coordinamento tra le varie realtà della zona, in un punto che più significativo proprio non si sarebbe potuto scegliere: la stazione ferroviaria di Oria (Br), che da qualche giorno è diventato un crocevia rispetto a quella che tutti chiamano la tendopoli di Manduria. Scrivo questo perchè la distanza tra quello che si può sentire attraverso i media e la realtà diventa abbissale se ti cali un attimo nella situazione. Proprio per questo, oltre che per ricercare un momento di incontro con tutti, abbiamo raggiunto il campo nella giornata di lunedì. Si trova a pochi chilometri da Oria, ma essendo in territorio di Manduria, da quest’ultima ha preso il nome mediatico, e non solo.

Arrivando dal piccolo comune brindisino scorgi, lungo la strada, un fiume umano che cammina ai margini della stessa. Tutti, dato che noi abbiamo ripreso con videocamere il più possibile, ci salutano e fanno il segno della vittoria, quasi volessero accoglierci con un sorriso. Ma le cose non sono tutte così allegre. Nel centro tutti si lamentano della gestione (guarda caso è sempre lei, Connecting people), dicono che non si mangia bene (o non si mangia proprio), che manca la necessaria assistenza medica, che hanno bisogno di tutto e non  hanno niente. Da quando sabato scorso un soffio di libertà ha spalancato i cancelli del centro, i migranti (per lo più tunisini, ma martedì abbiamo visto anche persone arrivate dall’Africa nera) possono uscire e rientrare quando vogliono, con una confusione tale che, un nostro amico, italiano ma con la pelle scura, si è introdotto all’interno e ha visitato una tenda, i bagni e si è fatto pure un giro senza che nessuno si accorgesse di lui. Ci ha raccontato che l’acqua è sempre gelida, che i bagni e le docce non sono certo sufficienti per un numero così elevato di persone (circa 1200, ma il numero esatto secondo me non ce l’ha neanche l’ente gestore). Questo perchè, da quando tutti possono circolare liberamente, alcuni sono andati via senza più tornare indietro, altri per protestare contro le condizioni di vita hanno portato i materassi fuori, per strada, e ora dormono lì, proprio davanti alla tendopoli. Le tende, poi, a gruppi di otto circa, sono divise da recinzioni metalliche, che non permettono mobilità se non per spostarsi di qualche metro (circostanza che Hakim, ma non solo lui, descrive con la parola Guantanamo). Loro hanno ben pensato di rompere queste recinzioni così da potersi muovere liberamente ovunque. Fuori dalla tendopoli, una militarizzazione incredibile, polizia ovunque, anche a cavallo, digos in borghese e reparti antisommossa a volontà. La cosa incredibile è che questo ha investito da qualche giorno anche Oria, dove da sabato i migranti si sono riversati in massa, quasi tutti verso la stazione, per provare a partire verso i posti che vorrebbero raggiungere. Anche in stazione vedi decine di volanti di polizia e carabinieri, e scioccante risulta assistere all’arrivo di un treno, quando chiunque cerca di salire a bordo e i militari devono tenere sotto controllo ogni porta d’ingresso. Al tentativo di scattare delle foto, ci si è avvicinato un signore che ha detto: ” Voi non potete fotografare”. Alla richiesta di presentarsi lui ci dice: “sono dell’ufficio relazioni esterne di Ferrovie dello stato. Se volete scattare delle foto, dovete prima chiedere l’autorizzazione”. Lunedì le scene incredibili erano all’ordine del giorno, un tunisino che aveva bevuto un pò troppo (perchè se hai i soldi ti vendono di tutto e poi si lamentano dell’insicurezza) ha provato prima a darsi fuoco nel piazzale della stazione, poi ha cominciato a tagliarsi, fino a che non lo abbiamo fermato mentre si scagliava contro i carabinieri. Una scena inimmaginabile, tanto da avermi lasciato un segno nella mente e macchie di sangue sui vestiti. Sembra di stare in un altro mondo. Invece tutto ciò avviene a pochi chilometri da noi, e questa gente è grata agli italiani per avergli “regalato” una speranza, ma rivendica a gran voce libertà e diritti. Sembra che noi abbiamo tutto da imparare, da loro.

Questo video parla da solo. La situazione alla stazione di Oria è grave. Per fortuna questi ragazzi, che fanno parte del coordinamento informale, sono sempre in strada a fare il possibile.

http://tv.repubblica.it/dossier/emergenza-lampedusa-2010/la-disperazione-dei-tunisini-a-manduria/65615?video

Continua..

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