Salute Pubblica: basta CIE!

da www.salutepubblica.net

 

L’ennesima denuncia del garante dei detenuti torna a mettere il dito nella piaga.

Il CIE è un carcere.

La carcerazione vissuta come ingiusta e, per la precisione, effettivamente ingiusta, determina reazioni psicologiche e psicosomatiche negative inducendo sofferenza e, a volte, aggressività.

Non occorre essere esperti in psicologia sociale per constatare la diversità di clima, in tutte le carceri, tra sezione penale e sezione giudiziaria.

Troppo semplice poi strumentalizzare, sull’onda dell’attuale inquietante revival di criteri lombrosiani, questa aggressività nei casi, rari, in cui essa si presenta.

Noi continuiamo a denunciare il CIE come anticostituzionale e ne chiediamo la chiusura.

Ma, fuori dalla logica del “mettere le tendìne rosa al carcere “, ci associamo alla denuncia del garante avv. Desi Bruno.

Per questo dobbiamo insistere su una proposta finora rimasta inascoltata :

che il CIE venga incluso nelle visite/rapporti semestrali delle Ausl;

di carcere si tratta e come un carcere deve essere gestito dal punto di vista del monitoraggio da parte delle agenzie istituzionali che si occupano di salute.

Non riteniamo che sia del tutto infondata la eventuale obiezione secondo cui il CIE non è esplicitamente citato nei siti da visitare; se è per questo la legge di riforma carceraria è precedente a quella di riforma sanitaria e quindi le Usl non vengono citate nel momento in cui il parlamento legifera per l’affidamento (al Medico provinciale) della supervisione igienico-sanitaria delle carceri;

le norme vanno interpretate salvo che dirigenti ed operatori dell’Ausl vogliano autoridursi a fotocopiatori piuttosto che a protagonisti dei percorsi di tutela della salute.

In questa vicenda pare congruo ispirarsi ad uno degli slogans del movimento delle donne , vale a dire “visitare i luoghi difficili” nel senso di essere il più possibile presenti proprio nei luoghi della maggiore sofferenza umana e sociale; perché questo è oggi il CIE per le persone recluse ma anche per gli stessi operatori, sia militari che civili.

Purtroppo non solo questa nostra proposta è rimasta, da sempre, inascoltata, ma si fanno passi indietro anche nelle modalità di gestione dei rapporti semestrali delle carceri.

La sinergia tra chi non vuol cambiare e chi indulge in ruoli da “fotocopiatore” è il cemento armato di istituzioni totali che vogliono sopravvivere gattopardescamente a tutti i costi.

Facciamo una udienza conoscitiva pubblica sul tema invitando chiunque voglia contribuire alla discussione; rompiamo il silenzio, non rendiamoci complici.

Prof. Vito Totire    Salute Pubblica

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