Chi crede nella legge?

Notizia fresca fresca, la corte di giustizia europea boccia la norma italiana che prevede il reato di clandestinità. Leggete questo.

Qualcuno potrà ora dire che giustizia è fatta riguardo ad uno scempio del diritto come quello di trasformare in reato uno status, quello di essere senza i giusti documenti in un territorio straniero.

Qualcuno potrà dire che quella norma da periodo di leggi razziali non è l’unico problema, poichè essa è parte di un disegno ben più ampio chiamato pacchetto sicurezza.

Altri andranno a cercarsi il perchè è stato respinto questo provvedimento e con quali motivazioni. Si legge testualmente (da Repubblica): il reato di clandestinità entra in contrasto con le politiche europee che si pongono come obiettivo “di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali”.

Mi verrebbe da ridere se non si facesse sul serio. Come si fa a pensare di affiancare le parole rimpatrio e diritti? Non è forse diritto di tutti trovare il luogo dove meglio si può condurre la propria vita? Non è forse un diritto di tutti decidere di vivere dove non ci siano guerre o povertà? Cosa significa essere rimpatriati nel rispetto dei diritti? Che i poliziotti che ti accompagnano all’aereo ti offrano una sigaretta e ti dicano parole di conforto? O che quando arrivi in patria, nel posto dal quale senza motivo sei scappato, tutti si interessino al tuo alloggio e al tuo sostentamento?

Questa bocciatura, ulteriore, per l’Italia, che continua a fare pessime figure a livello internazionale ma anche con i suoi cittadini, vuole garantire forse i diritti dei migranti, vuole migliorare la loro condizione e tutelarli quando decidono di spostarsi in Europa? O vuole, come dice La Repubblica, uniformare le procedure di tutti gli stati membri, solo per colmare un vuoto che le rende più ridicole di quanto già non siano?

Ecco la Fortezza Europa in tutto il suo splendore, nella massima applicazione del diritto del più forte sul più debole.

AGGIORNAMENTO: Maroni si dice costernato per la decisione europea perchè, a suo dire, anche altri paesi prevedono questo reato e non sono stati ripresi dalla corte di giustizia. Un ministro padano con un vizietto tutto italiano, quello di dire: se rubano gli altri perchè non posso farlo anch’io?

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