Conosci Connecting People?

Pubblico questo post per fare chiarezza (perchè ce n’è ancora bisogno) su chi è Connecting People e su cosa fa. Provate a vedere sul suo sito cosa dice della situazione di Manduria nel suo ultimo comunicato stampa. Sembra una bella favoletta. Non lo è. E’, invece, una storia di profitti enormi attraverso la (pessima) gestione di campi di concentramento per immigrati irregolari, o, in base all’andamento del mercato, profughi delle varie emergenze. Profitti cresciuti sulle spalle della gente che non può o non vuole più stare nel proprio paese. Un dettagliato articolo di Carta può aiutarci. Anche se all’epoca (2009) non gestiva Restinco, tutto è pressochè rimasto uguale.

Gestire lager per migranti non è un’opprtunità, è un’infamia.

CONNECTING LAGER

da CARTA del 22.10.09

Sono tredici, i centri di identificazione ed espulsione in Italia, e
hanno una capienza di 1.806 posti “soggetta a variazioni in relazione
ad eventuali lavori di manutenzione”, precisa pignolo il ministero
dell’interno.
250 di questi posti sono gestiti dal Consorzio Connecting people
[proprio come lo slogan pubblicitario di Nokia], che potrebbe presto
aumentare la sua quota di “mercato”. Dietro la retorica antirazzista
sferraglia infatti una macchina da guerra: una cordata di 69
cooperative, creata ad arte per vincere appalti. Per ora i Cie del
Consorzio sono due: quello di Gradisca d’Isonzo e quello di Trapani, il
Serraino Vulpitta. Ai quali vanno aggiunte altre venti strutture di
“accoglienza” tra Centri di accoglienza e Centri di accoglienza per
richiedenti asilo [Cara].
Il presidente del Consorzio è Giuseppe Scozzari, ex parlamentare
dell’Ulivo proveniente dalla Margherita. Connecting people [Cp] è
vicina a Federsolidarietà, attraverso il gruppo di cooperative Cgm, uno
dei più grandi consorzi italiani, e nel 2010 dovrebbe diventare una
società del gruppo, aderente a Confcooperative. Il consorzio appartiene
alla “cooperazione bianca”. Per la Confcooperative, la cui “azione si
ricollega ai principi ed alla tradizione della dottrina sociale della
Chiesa”, questa è un’attività imprenditoriale come altre. Cgm, dal
canto suo, non ha mai nascosto
di voler trasformare l’opportunità Cie in un business.
E per questo usano Cp, creato nel 2005, come una testa d’ariete per entrare nel ristretto mondo dei Cie.
“Il Consorzio – spiega Stefano Granata, consigliere delegato del gruppo
cooperativo Cgm – è nato con l’idea di connettere risposte ai bisogni
delle politiche migratorie, che i nostri consorzi sperimentavano fino
ad allora in maniera frammentaria”. Ovviamente, tiene a precisare
Granata, c’è anche un’attenzione particolare “all’inserimento
lavorativo, all’housing sociale”, benché lui stesso riconosca che “poco
coinvolge i migranti rinchiusi nei Cie. Cerchiamo di seguire modalità
diverse. Proprio come nelle carceri, dove il sistema Cgm è quello più
efficace”.
Sul sito della rivista Don Orione, Giuseppe Scozzari spiegava così, la
scorsa primavera, Connecting people: “Un Consorzio senza scopo di lucro
nato nel maggio del 2005 dalla volontà di alcune organizzazioni e
cooperative facenti parte della rete Cgm-Welfare Italia, che hanno
creduto e investito nel settore dell’immigrazione e della cooperazione”.
Detto in parole povere, Cp si è specializzata nella gestione dei campi
di detenzione per migranti. E, come si evince dalle parole del suo
presidente, il gruppo è un “investimento “, uno “strumento” per mietere
appalti di gestione, dei Cie e non solo. Ecco perché partecipa sempre
più spesso alle gare d’appalto. Per ora il consorzio è particolarmente
presente nei Cara, dove gestisce bene un migliaio di posti sparpagliati
sul territorio.
Quanto alla presenza nei Cie, Giuseppe Scozzari non ne parla
volentieri. “Il consorzio gestisce solo 200 posti in tutto, 40 a
Trapani e 210 a Gradisca, dove però non si superano mai le 160
presenze. In questo momento Cp è presente in due gare d’appalto, per la
gestione del Cie di Roma e a Foggia. Nei due casi abbiamo ottenuto il
più alto punteggio ma non c’è stato ancora l’aggiudicazione finale. Sui
costi complessivi, battiamo i secondi di almeno 800 mila euro [in meno,
ndr]”. Scozzari però “non ricorda” esattamente l’ammontare complessivo
della proposta. E, insiste, “oltre al profilo economico, la parte
sociale è importante”.
A gennaio, Cp ha tentato di spodestare la Croce rossa dal Cie di corso
Brunelleschi a Torino, senza successo. Ci sta riprovando a Roma. Ponte
Galeria, dalla sua apertura nel 1998, è sempre stato gestito dalla
Croce rossa, ma a fine ottobre scadrà l’ultima proroga dell’appalto e
la Cri è stata esclusa dalla gara. Dal 2006 al 2008 la Cri ha incassato
oltre otto milioni di euro. “Uno spazio in cui si è abusato di troppo
ferro e troppe sbarre, sembra quasi un circo – ha detto di recente il
prefetto Morcone, capo dipartimento per l’immigrazione al Viminale, a
Liberazione – La gara d’appalto per la nuova gestione è scaduta e
dobbiamo ripensare il centro stando più attenti alla qualità dei
servizi”.
Tra i concorrenti, riecco Connecting people, favorita per diversi
motivi. “I competitori ben organizzati sono pochi, anche perché non ci
sono molte cooperative sociali che hanno voglia di fare quel mestiere.
Prima i Cpt erano gestiti dalla Croce rossa o dalla Misericordia, cioè
da organizzazioni  nazionali piuttosto deboli dal punto di vista
imprenditoriale”, spiega Sergio D’Angelo, presidente di Gesco Campania.
“Per la Croce rossa gestire i Cie è troppo oneroso a livello economico
e di immagine, perché si stanno trasformando in vere e proprie carceri;
Connecting people ha sperimentato le situazioni più estreme, a
Lampedusa o a Gradisca d’Isonzo – aggiunge Stefano Galieni,
responsabile immigrazione del Prc – E per poter aver un guadagno alto,
devi offrire un prezzo basso. Nella passata gestione c’era una varietà
di offerta micidiale, per cui il centro di Modena gestito dal fratello
di Giovanardi costava 82 euro a recluso e quello di Lamezia 30.
Il governo Amato ha imposto un abbassamento dei costi. Risultato: le Misericordie di Giovanardi hanno ceduto Modena”.
Si è quindi avuta una vera e propria mutazione: per aggiudicarsi un
appalto bisogna avere capacità di anticipazione finanziaria ed essere
in grado di offrire un servizio che copra ogni necessità, dalla
gestione della lavanderia alla ristorazione e alla cura. E a questo
punto la gestione seriale dei centri rappresenta un vantaggio notevole,
perché permette l’abbattimento dei costi. Grazie a Cgm, Connecting
people può contare su diversi istituti bancari, da Intesa San Paolo al
circuito delle Banche di credito cooperativo, cosicché perfino il
ritardo cronico dei pagamenti pubblici non diventa un problema.
E tutti si sentono più “connessi””.

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